La maggior azienda italiana per il materiale rotabile al centro dell’attenzione dei sindacati e dei politici romani dopo che l’amministratore delegato di Finmeccanica Giuseppe Orsi ha annunciato che o si risana o si vende a qualche azienda straniera, in pole position ci sono Bombardier, Caf e General Electric. Intanto la società, che ha un portafogli ordini abbastanza consistente (per esempio confermato alcuni giorni fa l’ordine di 31 Sirio a Miskolc in Ungheria rimasto in forse per oltre un anno), continua ad avere difficoltà nel rispettare le scadenze anche a causa del ritardo degli investimenti necessari ad ampliare la capacità produttiva negli stabilimenti di Pistoia, Napoli, Reggio Calabria e Palermo. L’ad di Finmeccanica ha recentemente ha dichiarato al Secolo XIX: “Confermo che c’è l’idea di vendere ma siccome spediamo un fior di manager come Maurizio Manfellotto (nuovo ad di AnsaldoBreda) e abbiamo messo in consiglio d’amministratore l’ad di Ansaldo STS, Sergio De Luca per dargli una mano, mi pare evidente che la nostra prima opzione è rimettere a posto AnsaldoBreda, un azione necessaria anche per un eventuale vendita” e riguardo ad una eventuale fusione con AnsaldoSTS: “Tutti hanno segnalamento e costruzioni ferroviarie raggruppati in un’unica azienda mentre noi – e mi lasci dire per fortuna, finora – le abbiamo divise. Una visione unitaria, tuttavia sarà necessaria per avere l’eccellenza che consenta di tenere il passo della concorrenza internazionale ed eviti all’Italia, fra qualche anno, di essere marginale o addirittura tagliata fuori”. Vedremo nei prossimi mesi quanto questi sforzi potranno servire a risanare un’azienda che nonostante le molte eccellenze ha gravi carenze gestionali (un piccolo esempio, il nostro sito non riceve mai alcun comunicato stampa… la comunicazione esterna non brilla di certo), problemi legati alla qualità finale dei suoi prodotti (purtroppo famoso a livello internazionale il problema dei treni intercity danesi IC4 che dopo oltre 10 anni dall’ordine sono stati consegnati solo in parte per numerosi problemi via via riscontrati) e tempi di consegna spesso in ritardo per insufficiente capacità produttiva e una logistica complicata dall’avere 4 stabilimenti sparsi tra centro e sud italia.