– Di Guido Di Marco* e Andrea Spinosa –
È ormai prossima all’apertura la stazione di San Giovanni della linea C della metropolitana di Roma, che collega finalmente tale infrastruttura di trasporto alla linea A e quindi al resto della rete, in attesa degli ulteriori punti di scambio di Pigneto (linee FL1 ed FL3) e Colosseo /Fori Imperiali (linea B).Si tratta di un importante passo per il futuro della linea C, prima linea di metropolitana pesante ad automazione integrale in Italia (le linee automatiche di Torino, Brescia e Milano linea 5 sono infatti caratterizzate da treni di minore capacità).
A differenza di altre metropolitane automatiche nel mondo che adottano la trasmissione delle informazioni di sicurezza relative alla marcia del treno via radio, la linea C è caratterizzata dalla tecnologia della “audiofrequenza“, una evoluzione del Blocco Automatico a Correnti Codificate presente a Roma sulle linee A, B e sulla Roma Lido, con il quale condivide l’uso dei circuiti di binario quale sistema per la rilevazione della posizione dei treni e per la veicolazione delle informazioni e dal quale si differenzia, invece, oltre che per l’attuazione delle indicazioni della velocità obiettivo ricevute a bordo tramite apparecchiature elettroniche anziché tramite macchinista, per la possibilità di inviare al treno tali valori in maniera continua anziché con limiti di velocità prefissati.Questo sistema di segnalamento, che di per sé consentirebbe un distanziamento di 90”, non può essere sfruttato al massimo delle sue possibilità a causa dell’assenza di una connessione fra i binari all’estremità centrale della linea, che comporta la necessità di servire le ultime quattro stazioni con un servizio a singolo binario, sia pure impiegando alternatamente i due binari esistenti, e con un distanziamento minimo di 7,5 minuti.
La stazione di San Giovanni ha richiesto importanti approfondimenti della tematica della prevenzione incendi, in quanto, pur pienamente rispondente alla legislazione vigente, si trova in adiacenza all’omonima stazione della linea A, la quale, progettata prima dell’emissione della regola tecnica data dal DM 11.01.88, ha visto definire i propri requisiti di adeguamento solo con l’emissione del DM 21.10.15 – regola tecnica di prevenzione incendi per la progettazione, costruzione ed esercizio delle metropolitane – che fissa un programma temporale di rispondenza. Le due stazioni, ciascuna autosufficiente dal punto di vista dei requisiti antincendio secondo gli obblighi imposti dalla legge nei due casi, possono quindi essere esercite indipendentemente (con il necessario coordinamento), pur essendo connesse al piano atrio nell’area al di fuori delle linee di controllo accessi.
Ad adeguamento della stazione della linea A completato, sarà possibile attivare una ulteriore connessione predisposta al piano intermedio.
Peculiarità che rende la stazione San Giovanni della linea C unica nella rete romana è il suo allestimento architettonico interno il quale, primo caso nella città, è caratterizzato dall’esposizione di reperti archeologici rinvenuti durante la costruzione e da finiture che illustrano e richiamano le caratteristiche storiche dei periodi corrispondenti alle profondità di ciascun piano.
Con l’apertura della tratta Lodi-San Giovanni (640 metri), la linea C – ancorché in attesa del prolungamento San Giovanni-Fori Imperiali/Colosseo – sarà la più lunga della rete romana:
Linea A > Anagnina – Battistini > 18.170 metri per 27 fermate
Linea B > Rebibbia – Laurentina > 18.015 metri per 22 fermate
Linea B1 > Jonio – Laurentina > 17.146 metri per 19 fermate
Linea C > Pantano > San Giovanni > 18.927 metri per 22 fermate
Con il completamento a Fori Imperiali la linea C raggiungerà la lunghezza di 21.270 metri per 24 fermate.
A proposito dei lavori della tratta T3 su proposta del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il Cipe ha approvato in questi giorni le ultime varianti necessarie per il completamento dei lavori.
Oltre al via libera alle varianti progettuali alla tratta T3 (San Giovanni-Fori/Imperiali Colosseo), è stato autorizzato l’utilizzo dei finanziamenti sull’intera Linea C, superando i vincoli di destinazioni deliberati in precedenza.
Una seconda decisione riguarda l’intervento di messa in sicurezza dell’ Attico del Colosseo previsto nell’ambito delle attività propedeutiche alla realizzazione della tratta. Il Cipe ha autorizzato il cambio del soggetto aggiudicatore da Comune di Roma-Roma Metropolitane al Mibact-Parco Archeologico del Colosseo. L’intervento, di circa tre milioni di euro, è finanziato dai fondi Arcus, vincolati alle attività del Mibact e già ricompresi nel quadro economico della tratta T3.
* Ingegnere progettista di Atac Spa, Direzione Metroferro – servizio linea C
Di seguito un viaggio fotografico nella nuova stazione, dall’ingresso di largo Brindisi sino alle banchine di attesa dei treni, a 26,4 metri di profondità dal piano stradale.
Gli scavi nella stazione San Giovanni sono stati eseguiti a più riprese tra il 2010 e il 2013: hanno costituito una occasione unica di sinergia tra realizzazione di una infrastruttura moderna e studio di una eccezionale stratigrafia interessando oltre 27 metri di depositi antropici su una superficie grande quanto metà campo di calcio (3.000 metri quadri).
L’area interessata dalla stazione si colloca in una valle solcata da un importante corso d’acqua chiamato, in età romana, Acqua Crabra. Il corso d’acqua originava dalla attuale zona di Monte Compatri al tempo nel quale la nascente potenza di Roma si scontrava con città preesistenti, come quella di Tusculum: sembra che il fiume scomparso facesse da confine tra le rispettive zone di influenza delle due città.
In età repubblicana (III secolo a.C.) il paesaggio si trasforma secondo un drastico progetto di regimentazione delle acque per finalità agricole. Viene realizzato un articolato sistema di strutture idrauliche e materiali drenanti (ceramiche, anfore, macerie edilizie). Si pensi che all’estremità orientale del corpo della stazione è stata rinvenuta una ruota ad acqua.
In epoca imperiale (I secolo d.C.) la ricostruzione di una monumentale vasca in muratura a scopo di raccolta e irrigazione testimonia della destinazione agricola del fondo, impegnato in una produzioen a larga scala. Tale destinazione è anche confermata dal ritrovamento di utensili di caccia e pesca (punte di giavellotto, forconi, ami da pesca), reperti organici e botanici (semi, noccioli di pesca, radici di vite).
A partire dalla tarda età imperiale si può ipotizzare una lunga fase di impaludimento e abbandono dell’area che perdurerà fino al Medioevo (XII-XIII secolo). In quel periodo si sviluppa un nuovo insediamento rurale, gravitante sulla Marrana di San Giovanni, che rimarrà in uso fino agli inizi del Novecento.
Come si vede dalle immagini, diversi importanti reperti archeologici provenienti dagli scavi sono stati selezionati e adeguatamente restaurati per essere esposti all’interno della nuova stazione di San Giovanni della linea C che diventa così la prima, nella città di Roma, a integrare la funzione trasportistica con moderni criteri di allestimento museografico e di documentazione archeologica.
L’allestimento della nuova stazione vuole realizzare una esperienza immersiva nella storia del luogo mediante un criterio di narrazione, lo stratigrafo, che faccia percepire mentre ci si muove per viaggiare da un luogo all’altro della città l’attraversamento degli strati della Storia e delle tante storie emerse durante gli scavi, sia in senso spaziale che temporale.