Da ottobre 2018 l’Istat ha avviato il Censimento permanente della popolazione e delle abitazioni, la rilevazione che consente, con cadenza annuale e non più decennale, di rilasciare informazioni continue e tempestive sulle principali caratteristiche socioeconomiche della popolazione stabilmente dimorante in Italia. Il Censimento permanente non coinvolge più tutte le famiglie nello stesso momento, ma solo un campione selezionato di esse, e grazie all’integrazione dei dati raccolti con le rilevazioni campionarie con quelli provenienti dalle fonti amministrative consente di restituire informazioni rappresentative dell’intera popolazione. Le prime due rilevazioni del 2018 e 2019 hanno visto il coinvolgimento per anno di un campione di circa un milione e quattrocentomila famiglie in oltre 2.800 comuni. L’ultima rilevazione si è chiusa il 20 dicembre 2019.
Nel 2020, a fronte dell’emergenza Covid-19, l’Istat ha modificato parzialmente il disegno censuario sospendendo le attività di raccolta dati sul territorio e presso le famiglie, tradizionalmente svolte da ottobre a dicembre ma avviate, a livello organizzativo, sin dal mese di marzo, e privilegiando soluzioni metodologiche più adeguate al contesto, come l’intensificazione dell’utilizzo dei dati amministrativi.
Nel 2021 è prevista la ripresa delle rilevazioni sul campo e il recupero di tutte le attività sospese nel 2020 a causa dell’emergenza sanitaria: intanto si è conclusa da poco la diffusione completa dei dati della nuova serie censuaria.
Confronto 2012-2020
Secondo i dati preliminari, in otto anni, la popolazione del Paese è rimasta sostanzialmente invariata: da 59.433.744 a 59.641.488 abitanti con un incremento di 207.744 abitanti. Se andiamo a vedere cosa è avvenuto a livello di macro-ripartizioni troviamo una situazione molto più movimentata: in particolare, una crescita di 223.112 abitanti del Nordovest (+1,4%), 179.732 abitanti del Nordest (+1,6%) e di 230.417 abitanti del Centro (+2,0%, il valore relativo più elevato). Il Mezzogiorno insulare perdere 425.517 abitanti (-2,1%), la Sicilia perde 127.614 abitanti (-2,6%) e la Sardegna perde 27.741 abitanti (-1,7%).
I dati disegnano un robusto e costante movimento migratorio interno al Paese con aree ben precise che crescono a sfavore del Mezzogiorno e delle isole. Roma e Milano sono le aree di maggiore attrattività: la Città metropolitana di Roma ha registrato un incremento di 255.849 abitanti, quella di Milano più la provincia di Monza e Brianza ha registrato una crescita di 256.971 abitanti. Roma e Milano hanno registrato una crescita media di 30 mila abitanti l’anno. Nessuna delle altre metropoli registra una simile attrattività: anzi, sia Napoli che Torino mostrano una tendenza, seppure lieve, al decremento della popolazione residente.
Emergono invece una serie di poli metropolitani intermedi: la Città metropolitana di Bologna ha registrato una crescita di 45.258 abitanti; quella di Firenze più la provincia di Prato ha registrato una crescita di 33.529 residenti. A livello di crescita relativa emergono poi sia il Trentino che l’Alto Adige/Südtirol rispettivamente con 28.001 e 20.593 nuovi residenti. Parma è la provincia che è crescita di più in assoluto: +6,4% per 27.439 nuovi abitanti.
Sull’altro lato della bilancia ci sono quasi tutte città del Mezzogiorno e delle isole: con una eccezione, Genova. La Città metropolitana di Messina è quella che registra il decremento maggiore, con -35.937 abitanti. Segue la Città metropolitana di Genova con -29.640 abitanti. La città metropolitana di Palermo perde 20.597 abitanti. Con pochissime eccezioni tutte le altre Città metropolitane e province del Sud sono in decremento demografico.
Tendenze per il medio e lungo periodo
Per una lettura demografica del dato censuario può essere utile costruire degli scenari previsionali quinquennali come scenario business-as-usual. Tali proiezioni sono prodotte da Istat a livello provinciale. Si parte dalla storia demografica a livello comunale sul periodo 2012-2020. Quindi:
- si proietta linearmente al 2025 il coefficiente medio di incremento annuo sul periodo 2012-2020;
- si confronta il dato complessivo per ciascuna provincia con la previsione tendenziale Istat sul quinquennio;
- a ritroso si correggono proporzionalmente i tassi comunali di crescita in modo che il totale provinciale coincida con la previsione tendenziale Istat per il 2025.
Si ripete la procedura per gli anni 2030, 2035 e 2040. Alla popolazione legale si aggiunge la previsione dei flussi migratori per la quota di popolazione straniera non compresa nel dato Istat (perché non regolarizzata o in via di regolarizzazione, fonte Osservatorio Idos/Caritas Migrantes) agli anni 2012-2019. Le proiezioni sono invece agganciate al modello UN WPP 2019 Revision of World Population Prospects per gli anni 2025, 2030, 2035 e 2040.
Cosa emerge da questo modello?
Che, nello scenario mediano, la popolazione nazionale resterà sostanzialmente stazionaria con un debole decremento. Ma si acuiranno ancora di più le attuali tendenze di ripartizione della popolazione: l’area metropolitana di Milano acquisirà oltre 900 mila nuovi residenti al 2040, quella di Roma poco meno di 620 mila. 138 mila nuovi residenti nell’area metropolitana di Firenze, 82 mila in quella di Bologna e 67 mila a Parma. Per contro l’area metropolitana di Napoli perderà quasi 125 mila residenti; 47 mila quelle di Messina e Taranto, 42 mila quella di Genova.
L’area metropolitana di Milano, compresa tra Novara e Bergamo e tra Ticino e Pavia, dagli attuali 9,1 milioni di abitanti salirà di poco più di un milione a 10,2 milioni di abitanti. Quella di Roma, compresa tra Orte e Formia e la costa e Avezzano, dai 5,2 milioni di abitanti attuali salirà a poco meno di 6 milioni. Circa un italiano su 3 risiederà nelle aree metropolitane di Milano o Roma. Ma se si considera l’area funzionale integrata che grava su queste città (includendo Brescia, Genova, Piacenza e gran parte dell’Emilia centrale nella polarità di Milano; il ternano, l’aquilano e la stessa area metropolitana di Napoli nella polarità di Roma) si trova che nel 2040 un italiano su due orbiterà verso Milano o Roma.
Sebbene si tratti di un modello semplificato, che non considera ad esempio azioni correttive locali come nuove polarità o infrastrutture di livello regionale o nazionale, permette di avere una visione chiara di come potrebbe diventare il nostro Paese se si continuasse il laissez-faire socio-produttivo fondato su una capitale produttiva e finanziaria (Milano) e una capitale amministrativa che accentra gran parte dell’offerta turistica nazionale.
Basi dati
Istat
Risultati del Censimento permanente della popolazione
Mappe GIS
Elaborazioni Cityrailways
Cartelle dati e modello proiettivo della popolazione 2020-2040 per comuni, aree urbane e zone urbane vaste
Dati censuari provinciali
Cartelle di sintesi
Cartogrammi