Quando il mese scorso la società CityPass ha comunicato alle autorità “di non ritenere realistica” la scadenza di settembre 2010 per la conclusione dei lavori di costruzione della rete tranviaria, gli abitanti di Gerusalemme sono stati sul punto di scendere in strada a protestare con rabbia. Il progetto che alla fine degli anni novanta convinse Ehud Olmert, a quel tempo sindaco di Gerusalemme, non ha mai rispettato le scadenze. Ebrei e palestinesi, con motivazioni molto diverse, puntano l’indice contro il tram. La rete tramviaria con ogni probabilità verrà ultimata solo nel 2011, se non interverranno nuovi imprevisti, quindi con due anni di ritardo rispetto alla scadenza annunciata. La società di costruzione sostiene di non avere responsabilità e lancia accuse all’amministrazione comunale e indirettamente allo stesso sindaco Nir Barkat, contrario al progetto che del blocco dei lavori aveva fatto un suo cavallo di battaglia durante la campagna elettorale per le comunali dello scorso novembre. Barkat, che preferirebbe convertire subito i binari in corsie per autobus “ecologici”, secondo alcuni rallenterebbe la concessione di autorizzazioni necessarie per il proseguimento dei lavori. I nemici del progetto sono davvero tanti, non ultimo il Rabbinato. I lavori si svolgono a ridosso di quartieri densamente popolati da ebrei osservanti e – osservano i più ortodossi – non prevedono l’impiego di carrozze kosher, ovvero con posti rigidamente separati per uomini e donne. Per le gerarchie religiose ebraiche vanno benissimo le linee di autobus esistenti, che tengono conto dell’esigenza dei timorati di non entrare troppo in contatto con i laici e che sono il risultato di un accordo che hanno raggiunto con la cooperativa di trasporti Egged. Lo scorso anno sette importanti rabbini di Gerusalemme avevano inviato un appello alla municipalità per chiedere la sospensione immediata dei lavori della “rete tramviaria del male”, perché le linee previste costringono gli ebrei ultraortodossi a dover passare in quartieri laici dove di solito non mettono mai piede. La CityPass considera questa possibilità una follia se si tiene conto anche dell’avvenuta (costosa) deviazione parziale della rete fognaria e che, tra ritardi e disagi, la “creatura” sta finalmente cominciando a vedere la luce. Sono, peraltro, già state acquistate in Francia 42 tram Citadis (ognuno è costato tre milioni di dollari) blindati ed equipaggiati con vetri speciali in grado di resistere al lancio di sassi e bottiglie incendiarie. Alex Kroskin, ingegnere capo della CityPass, si dice “sconcertato” da tanta ostilità. “Vogliamo solo dotare la città di un sistema di trasporti moderno e al passo con i tempi – afferma – anche in altre città del mondo le costruzioni delle linee tramviarie sono state contestate all’inizio ma poi gli abitanti si sono resi conto delle loro grande utilità”.