L’Istat ha diffuso i primi risultati del 15° Censimento generale della popolazione e delle abitazioni e del Censimento degli edifici. Come previsto dal Piano Generale di Censimento (GU 8 marzo 2011, serie generale n. 55), la diffusione dei primi risultati per la generalità delle province e dei comuni viene effettuata utilizzando i dati contenuti nel Sistema di Gestione della Rilevazione al 9 aprile 2012 e registrati a cura di ciascun Ufficio Comunale di Censimento (UCC) a conclusione della revisione dei questionari ricevuti in forma cartacea. Per i questionari compilati via web, i dati di riepilogo relativi a ciascun questionario sono stati calcolati dal sistema di acquisizione al momento dell’invio definitivo da parte del compilatore.
I dati relativi al Censimento degli edifici sono stati elaborati sulla base delle risultanze della Rilevazione dei Numeri Civici, condotta tra novembre 2010 e aprile 2011, e della Lista degli edifici compilata a cura degli Uffici Comunali di Censimento e inserita nel Sistema di Gestione della Rilevazione. Pertanto, i primi risultati del 15° Censimento generale della popolazione e delle abitazioni, a differenza delle precedenti tornate censuarie, derivano dalla somma delle informazioni contenute in ciascun questionario (quadro riassuntivo) e inserite in SGR attraverso una apposita funzione dagli operatori degli UCC. Tale funzione ha consentito di monitorare l’attività dei comuni nel corso della rilevazione, assistendoli in caso di difficoltà. Rispetto ai dati definitivi, che si baseranno sulle informazioni riportate nei singoli modelli di rilevazione (Fogli di famiglia e Fogli di convivenza), i primi risultati relativi a popolazione, famiglie e alloggi sono dati preliminari che derivano da informazioni acquisite in forma aggregata, comunque sottoposte a controlli di congruità. I dati pubblicati, in quanto provvisori, sono suscettibili di modifiche, soprattutto in relazione al fatto che alcuni comuni ancora non hanno completato le operazioni di confronto tra i risultati del censimento e i dati delle anagrafi della popolazione residente. Tale operazione consente di identificare casi di famiglie o singoli individui sfuggiti alla rilevazione, conteggiati più volte (duplicati) o erroneamente censiti come residenti. Dal momento che il confronto tra censimento e anagrafe si risolve in tempi diversi anche in funzione dell’ampiezza demografica, per alcuni comuni con più di 100.000 abitanti (Cagliari, Firenze, Livorno, Messina, Milano, Napoli, Perugia, Prato, Ravenna, Roma, Salerno e Torino) che sono a uno stadio di lavorazione relativamente meno avanzato, i dati qui presentati derivano dai questionari effettivamente revisionati al 31 marzo 2012 e da stime basate sulle informazioni presenti in SGR. La componente di popolazione stimata nei grandi comuni è mediamente pari all’11% del dato preliminare. La popolazione del Paese sarebbe di 59.464.644 abitanti: 1.334.873 abitanti in meno rispetto alle stime elaborate annualmente dalla stessa Istat (www.demo.istat.it) in base alla comunicazione dei movimenti anagrafici. L’Italia sarebbe il 4° paese europeo, dopo Germania (81.799.600), Francia (63.460.000 al netto dei territori d’Oltremare) e Gran Bretagna (62.262.000).
Tra i grandi comuni, continua la decrescita ad eccezione di Roma e Torino che mostrerebbero segni di ripresa rispetto al dato del 2001: qui si nota che c’è stata una fretta eccessiva nella comunicazione. Per Roma, l’Istat nel 2001 rilevò 2.545.860 residenti salvo rivedere quel dato (il 30 settembre 2006) per portarlo a 2.663.182. L’attuale dato di 2.612.068 abitanti a quale dei precedenti va raffrontato, quello revisionato (rispetto al quale mostra solo una leggera flessione) o il primo emesso e poi corretto (rispetto al quale ci sarebbe un aumento di 100mila unità)?
Questioni non di poco conto se si considera che le valutazioni censuarie sono alla base di tutta la programmazione di un Paese, dalle stime economiche ai progetti di mobilità.
La revisione del 2001 del dato di Roma è emblematica di un’ulteriore difficoltà nell’individuare il numero delle persone realmente residenti nel nostro Paese, soprattutto in seguito al massiccio afflusso migratorio.
Per l’osservatorio Idos/Migrantes della Caritas, il numero degli stranieri residenti in pianta stabile – tra regolari e irregolari o in via di regolarizzazione – nel Paese sarebbe di oltre 5 milioni rispetto ai 3 stimati dall’Istat. Essere irregolare non implica essere di passaggio anzi, secondo diversi studi sarebbero le difficoltà della normativa italiana a porre molti in condizioni di irregolarità soprattutto per quanto concerne l’individuazione di una condizione lavorativa stabile. In ottobre il presidente dell’Istat ha dichiarato “Censiamo solo le persone che sono in Italia regolarmente”: un concetto ribadito dal capo dipartimento dei Censimenti: “Non stiamo dando la caccia ai clandestini”. Alla seconda pagina del questionario si spiega che nella Lista A, dedicata alle “persone che hanno dimora abituale nell’alloggio”, vanno solo gli immigrati extraUE “iscritti in anagrafe o in possesso di regolare titolo a soggiornare in Italia” come un permesso di soggiorno o il cedolino della prima richiesta o del rinnovo. In questi casi di dovrà rispondere a tutte le domande del censimento. Così, se in casa c’è qualche “irregolare” andrebbe segnalato nella Lista B, dedicata alle “persone temporaneamente presenti”, delle quali non si scrive il nome, ma solo sesso, data e luogo di nascita, dimora abituale e cittadinanza. Nient’altro. “Ci interessa sapere se in quella casa c’è qualcuno di passaggio, non chi è. Può essere un clandestino o un turista, per noi è indifferente”.
Ma l’essere “clandestino” – termine fortemente discriminatorio e più volte sanzionato dalla Commissione Europea per i Diritti Umani – o comunque “non regolare” non implica certo l’essere di passaggio. Per approfondimenti si rimanda proprio alle pubblicazioni IDOS/Migrantes (http://www.dossierimmigrazione.it/): basti sapere che, per Roma, le stime 2011 parlano di 390mila stranieri a fronte dei 294.571 registrati dall’Istat. Una differenza di circa 85mila unità pari al 4% della popolazione totale della città. Il rischio è di considerare “passeggeri” come turisti un totale di 127.200 persone che nell’area provinciale di Roma sono residenti stabili ma che, per motivi più vari, vivono in una zona grigia.
In attesa che le politiche sociali si facciano più attente alla coesione sociale – soprattutto in momenti di grave crisi come questo – senza dividere tra cittadini di serie A, cittadini di serie B e non-cittadini ci auguriamo che, almeno a livello statistico si inizi a guadare a una società sempre più complessa con strumenti meno rigidi che non quelli della regolarità documentale.
Intanto il prossimo appuntamento è il 15 giugno, quando l’Istat provvederà alla diffusione di un nuovo insieme di primi risultati che terranno conto della conclusione dei lavori di verifica in corso nei grandi comuni. Per maggiori informazioni sui primi dati cliccare qui