Anna Klevets, ragazza di 22 anni laureata in legge, lo scorso novembre si è presentata per un lavoro di assistente conducente nella metropolitana di San Pietroburgo, non trovando un posto da avvocato. La richiesta della giovane è stata però respinta con la motivazione che una donna non può lavorare con macchinari pesanti e pericolosi. Essendo avvocato decide di rivolgersi alla Giustizia russa per “discriminazione di genere” ma senza successo. Poi arriva il verdetto della Corte Suprema che prende atto della decisione e non vi appone alcun emendamento. Visto il respingimento la ragazza ha deciso di rivolgersi in Appello a un tribunale di San Pietroburgo, al quale ha anche richiesto un risarcimento di 2.000 euro per danni morali. Esiste in Russia una legge del 2000 dell’allora presidente Putin che preclude alcuni lavori alle donne. Il testo proibisce alla popolazione femminile 456 lavori tra quelli generalmente considerati più pesanti come il Vigile del Fuoco e il minatore ma strananmente permette di guidare bus e tram ma non la metropolitana.