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Roma: quale strategia di sviluppo per il futuro?

15 Giugno 2011
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Roma: quale strategia di sviluppo per il futuro?
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Continua l’iter di discussione e partecipazione al Piano Strategico della Provincia di Roma. Dal sito: http://capitalemetropolitana.provincia.roma.it/  è possibile seguirne lo stato di avanzamento e le discussioni in atto. Innovativo per la capitale, che per la prima volta vede una riflessione di tipo metropolitano e non limitata ai limiti comunali e per i modi di comunicazione e coinvolgimento della cittadinanza. Molte le idee sul fuoco soprattutto in termini di sostenibilità. A ben guardare però, è proprio sulla concezione statica della mobilità che appaiono le prime perplessità. Poche, intanto, le proposte sui trasporti: nessuna nuova linea, nessun nuovo servizio su ferro, tutto è demandato ai “corridoi della mobilità” che però non sono definiti come tecnologia ma soprattutto come capacità nel medio e lungo termine. Se gli Enti continueranno a sostenere il trasporto pubblico locale solo anelando a un potenziamento delle infrastrutture esistenti, senza proporre nuovi corridoi di trasporto ad alta capacità, quale può essere il futuro del trasporto pubblico romano? Roma è un comune molto vasto, la più estesa unità amministrativa tra le capitali europee: la città consolidata, quella per intenderci interna al Grande Raccordo, copre una superficie di 577 kmq e conta 2.115.070 residenti (2010). Al 2020 avrà 2.071.560 con una leggerà contrazione (-2%). Oltre il GRA, suburbi e borgate si sono sadalte ai centri urbani dei comuni vicini, creando una conurbazione vastissima di 2.973 kmq e 2.143.400 abitanti. Ma le proiezioni standard stimano un +38% per il 2020 con ben 2.934.300 residenti. Questo significa che Roma – stante il perdurare di scelte pianificatorie impostate sulla città a bassa densità – è diventata de-facto la capitale più estesa d’Europa (3.550 kmq), in cui il 60% della popolazione vive fuori della città consolidata imponendo ai cicli pendolari distanze (e costi) sproporzionati. Abbassandone ai livelli di guardia poi la resilienza a fattori esterni negativi: perché nella città delle “palazzine” e delle grandi distanze basta l’aumento del prezzo della benzina a mandare in crisi il sistema produttivo. Basti pensare che Parigi, in un’area poco più grande (3.909 kmq) “ammassa” 11.033.900 residenti.  Con questi numeri è chiaro che il raggiungimento di una vera strategia di sostenibilità urbana per la città-regione di Roma sia praticamente impossibile: quando persino Los Angeles – la sprawl-capital per antonomasia – punta (e si guardi il piano “Measure R” link) a densificazione e nuove linee di metropolitana e ferrovie suburbane per ricompattare l’area urbana dispersa è Roma a mostrarsi – con scelte veramente anacronistiche – la sprawl-capital del nuovo millennio.  Quando l’America guarda all’Europa della strategia “Grand-Paris” cercando di rimediare gli errori del passato del “vivi dove vuoi” seguendo la legge dello “spostati fin quando conviene”, da Roma si rincorrono gli Stati Uniti dell’american way-of-life di “Happy Days”. Se l’obiettivo è quello di una città sostenibile perché allora nel Piano Strategico della Provincia o in quello del Comune, compaiono al più nuove fermate ferroviarie e si dibatte solo di nuove linee ad alta capacità nel centro storico, quando non c’è più l’Agro dei paesaggisti ottocenteschi oltre il Grande Raccordo Anulare ma una città-regione in rapida e continua espansione? Perché anelare a principi aulici – come la città dell’idrogeno, proposto qui – quando nei fatti si sostiene uno sviluppo disperso che solo l’automobile può sostenere?

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