La candidatura di Roma come “Applicant City”, città che ha presentato la richiesta di candidatura per l’assegnazione dei XXXII Giochi Olimpici e XVI Giochi Paraolimpici del 2020, è – almeno nelle intenzione – tutta fondata sul concetto di eco sostenibilità: secondo l’Amministrazione i Giochi Olimpici apporteranno alla capitale ciò che può essere definita come ”una rigenerazione urbana”. Buoni propositi alquanto distanti dalla realtà attuale che continua a essere descritta da dossier e documenti tutt’altro che rassicuranti. Secondo l’osservatorio romano della Cgil – che ha analizzato i dati ufficiali forniti dall’Atac – il servizio sulla rete metropolitana va costantemente peggiorando. Nel 2008 le corse saltate per la metro A sono state 4.382, nel 2009 il numero è salito a 5.267, nel 2010 a 5.783, per arrivare a 6.611 nell’anno in corso, da gennaio ad agosto. E non va meglio per la linea B: le corse non effettuate sono state 1.739 nel 2008; nel 2009 si registra una prima impennata con 4.297 corse mancate. Il numero sale ancora vertiginosamente nel 2010, con 7.640 viaggi non effettuati e si attesta a 6.037 nel periodo gennaio-agosto 2011. Stessa situazione per le “concesse” che pure dovrebbero assurgere a livello di metropolitane. La Roma-Lido è passata dalle 985 corse perse nel 2008 alle 1.514 del periodo gennaio-agosto del 2011. La Roma-Viterbo nel tratto urbano è passata da 531 corse perse nel 2008 al picco di 5.292 nel 2010, per scendere a 2.138 nel periodo gennaio agosto del 2011. Le cause più frequenti per questi improvvisi stop, che per i passeggeri si traducono in giornate nere, sono la mancanza di personale, i guasti di materiale, gli scioperi, la mancanza di materiale, i guasti degli impianti. “Inconveniente tecnico”, spiegano i comunicati dell’Agenzia della Mobilità quando si ferma un treno o si chiude una stazione, come è successo appena giovedì scorso. In attesa che il vento olimpico rivoluzioni la città si attendono Piani e idee che dimostrino la bontà degli intenti. Sperando che non si ripeta l’azzardo già provato nel 2008, quando si pensò che bastasse un convegno di buone parole con Jeremy Rifkin (approfondisci qui) per poter candidare Roma al riconoscimento di European Green Capital 2012-2013 (approfondisci qui): candidatura che, puntualmente, tra una Barcellona e una Nantes, tra una Norimberga e una Budapest, fu rigettata già in selezione preliminare.