Le fiamme, divampate verso le 4 per un problema elettrico, le cui cause andranno accertate, hanno raggiunto la sala operativa e invaso una palazzina di uffici e archivi degli anni Trenta. L’incendio è stato intercettato tardi: all’arrivo dei Vigili del Fuoco le fiamme avevano superato il cosiddetto flash-over con danneggiamento diffuso dei quadri e degli apparati della sala di controllo. Il flash-over è la fase matura di un incendio: segue la fase di ignizione, in cui i vapori delle sostanze combustibili, siano esse solide o liquide, iniziano il processo di combustione e la combustione è facilmente controllabile; e la fase di propagazione, ancora caratterizzata da basse temperatura e scarsa quantità di combustibile coinvolta. Man mano che il calore propaga l’incendio e si determina un lento innalzamento della temperatura, con emissione di fumi ci si avvicina a una soglia di estremo pericolo. Questo è il flash-over, appunto, caratterizzato da un aumento istantaneo della temperatura ed aumento massiccio della quantità di materiale che partecipa alla combustione. Oltre questa soglia si parla di incendio generalizzato: tutto il materiale presente (sia combustibile che no) partecipa alla combustione, la temperatura raggiunge valori elevatissimi (anche oltre 1000 °C) e la combustione è incontrollabile. A Tiburtina la temperatura trovata dai VVF era superiore ai 600 °C (per questo si temeva per possibili collassi strutturali) e il lavoro di contenimento è stato non facile. Se, alla fine della giornata si è scongiurato il pericolo di danneggiamenti rovinosi alle strutture non si è potuto fare nulla per impedire il blocco della circolazione ferroviaria con la paralisi dello scalo: la marcia dei treni è potuta avvenire solo a velocità minima per l’assenza di segnalamento e questo ha causato pesanti ritardi con ripercussioni a effetto domino su tutta la rete. Seppure Termini è la stazione più frequentata della capitale, è Tiburtina il nodo nevralgico del nodo romano: da qui passano tutte le linee nazionali sia ordinarie che ad alta velocità. Ritardi di ore si sono avuti nei principali nodi della dorsale AV e delle linee trasversali portanti, con migliaia di passeggeri costretti ad attese estenuanti sotto le pensiline, a Milano, Genova, Bologna, Firenze, Napoli e Palermo. Oltre al vecchio fabbricato, le fiamme non hanno fortunatamente intaccato la nuova immensa struttura a ponte della “Nuova Tiburtina” progettata dall’arch. Paolo Desideri: la consegna era prevista per l’ottobre prossimo, ma sicuramente ci sarà uno slittamento anche per la sospensione parziale dei lavori richiesta dallo lo svolgimento delle indagini. Una volta ultimata, Tiburtina sarà la stazione AV di Roma: i treni ad alta velocità non entreranno più a Termini e questo permetterà di ridurre i tempi di percorrenza su tutta la dorsale. Qui i passeggeri troveranno tutti i treni nazionali in arrivo e partenza da Roma, 2 linee di ferrovie regionali e la linea B della metropolitana. Se le cause restano quindi tutte da accertare (per i VVF al 90% è da escludere il dolo diretto, si parla di innesco conseguente a un sovraccarico di rete derivante da un furto di rame) è sul mancato rilevamento dell’incendio che – è il caso di dirlo – stanno divampando le polemiche. Le misure antincendio a Tiburtina “sono insufficienti”, denunciano i ferrovieri che pubblicano la rivista “Ancora in marcia”: “Prima si dovrebbero garantire prevenzione e sicurezza antincendio nelle stazioni utilizzate e poi – semmai – fare gli investimenti per alta velocità e trasformare le stazioni in centri commerciali”. Le stesse Ferrovie in un comunicato ammettevano che non c’era stato dal sistema alcun preavviso di quanto stava per accadere. Saranno le indagini, affidate alla Polfer, a chiarire questi aspetti.