– Di Andrea Spinosa –
Si torna a parlare di rinnovamento del trasporto pubblico locale attraverso la via della privatizzazione. Questa volta sarà Roma la scena della “nuova” rivoluzione. Il trasporto locale è una vera e propria attività industriale: è lecita allora una riflessione. Se ci sono dei ricavi perché non renderne più efficiente la gestione pubblica? Se, invece, non ci sono perché renderlo attraente ai privati collettivizzandone le perdite (in una informale bad-company) concentrando ad un privato i ricavi posticci? Non sembra la via per un risanamento della bilancia economica nazionale. Noam Chomsky, da una prospettiva più o meno condivisibile, ha fornito una spiegazione che pure ricalca perfettamente quanto accaduto a Roma dalla scorsa primavera ad oggi:
1-La strategia della distrazione L’elemento primordiale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel deviare l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dei cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazioni di continue distrazioni e di informazioni insignificanti. La strategia della distrazione è anche indispensabile per impedire al pubblico d’interessarsi alle conoscenze essenziali, nell’area della scienza, l’economia, la psicologia, la neurobiologia e la cibernetica. Mantenere l’Attenzione del pubblico deviata dai veri problemi sociali, imprigionata da temi senza vera importanza. Mantenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza nessun tempo per pensare, di ritorno alla fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).
2- Creare problemi e poi offrire le soluzioni. Questo metodo è anche chiamato “problema- reazione- soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” prevista per causare una certa reazione da parte del pubblico, con lo scopo che sia questo il mandante delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che si dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, o organizzare attentati sanguinosi, con lo scopo che il pubblico sia chi richiede le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito della libertà. O anche: creare una crisi economica per far accettare come un male necessario la retrocessione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.
3- La strategia della gradualità. Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, a contagocce, per anni consecutivi. E’ in questo modo che condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte durante i decenni degli anni ‘80 e ‘90: Stato minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione in massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero state applicate in una sola volta.
4- La strategia del differire. Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria”, ottenendo l’accettazione pubblica, nel momento, per un’applicazione futura. E’ più facile accettare un sacrificio futuro che un sacrificio immediato. Prima, perché lo sforzo non è quello impiegato immediatamente. Secondo, perché il pubblico, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. Questo dà più tempo al pubblico per abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo rassegnato quando arriva il momento.
5- Rivolgersi al pubblico come ai bambini. La maggior parte della pubblicità diretta al gran pubblico, usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, molte volte vicino alla debolezza, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente mentale. Quando più si cerca di ingannare lo spettatore più si tende ad usare un tono infantile. Perché? “Se qualcuno si rivolge ad una persona come se avesse 12 anni o meno, allora, in base alla suggestionabilità, lei tenderà, con certa probabilità, ad una risposta o reazione anche sprovvista di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno” (vedere “Armi silenziosi per guerre tranquille”).
6- Usare l’aspetto emotivo molto più della riflessione. Sfruttate l’emozione è una tecnica classica per provocare un corto circuito su un’analisi razionale e, infine, il senso critico dell’individuo. Inoltre, l’uso del registro emotivo permette aprire la porta d’accesso all’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o indurre comportamenti.
7- Mantenere il pubblico nell’ignoranza e nella mediocrità. Far si che il pubblico sia incapace di comprendere le tecnologie ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù. “La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza dell’ignoranza che pianifica tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare dalle classi inferiori”.
8- Stimolare il pubblico ad essere compiacente con la mediocrità. Spingere il pubblico a ritenere che è di moda essere stupidi, volgari e ignoranti …
9– Rafforzare l’auto-colpevolezza. Far credere all’individuo che è soltanto lui il colpevole della sua disgrazia, per causa della sua insufficiente intelligenza, delle sue capacità o dei suoi sforzi. Così, invece di ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta e s’incolpa, cosa che crea a sua volta uno stato depressivo, uno dei cui effetti è l’inibizione della sua azione. E senza azione non c’è rivoluzione!
10- Conoscere gli individui meglio di quanto loro stessi si conoscono. Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno generato un divario crescente tra le conoscenze del pubblico e quelle possedute e utilizzate dalle élites dominanti. Grazie alla biologia, la neurobiologia, e la psicologia applicata, il “sistema” ha goduto di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia nella sua forma fisica che psichica. Il sistema è riuscito a conoscere meglio l’individuo comune di quanto egli stesso si conosca. Questo significa che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un controllo maggiore ed un gran potere sugli individui, maggiore di quello che lo stesso individuo esercita su sé stesso.
L’immagine in alto è di Rick Froberg ed è stata disegnata per illustrare una critica alla privatizzazione del trasporto pubblico della città di Chicago (USA). Edgar Lee Masters, in un suo poema (“The Loop” del 1916) dopo anni di infruttuosi dibattiti ad un ladro dei bassifondi fa fare questa riflessione:
He is a thief, and he knows he is a thief,
He is a thief found out, and, as he knows, The whole loop is a kingdom held in fief By men who work with laws instead of blows From sling shots, so he curses under his breath The money and the invisible hand that owns From year to year, in spite of change and death, The wires for the lights and telephones,
The railways on the streets, and overhead
The railways, and beneath the winding tunnel
Which crooks stole from the city for a runnel
To drain her nickels; and the pipes of lead
Which carry gas, wrapped around us like a snake,
And round the courts, whose grip no court can break.
Un dejavù che colpisce per la sconcertante attualità. D’altro canto, questo prima di cedere al There is no alternative di un rinnovato tatcherismo non sarebbe male andare a vedere come se la passano oggi, là dove tutto è iniziato: “As London’s subsidy edges towards £1 billion per year, it is clear that London’s buses would be cheaper to run under direct public ownership” E non se la passano meglio le ferrovie britanniche, gestite da 19 operatori diversi: “In spite of a £5 billion per year government subsidy, rail fares in Britain are now the highest in the world” Insomma un servizio ineccepibile, a fronte di investimenti ridotti all’osso per una rete che però arrivava da 200 anni di sviluppo massiccio, con le tariffe chilometriche più alte del mondo. Non c’era altra – ancora Tina – via per massimizzare i profitti. Insomma i passeggeri pagano due volte: prima, con il bilancio nazionale annuale cioé con le proprie tasse, contribuiscono a rendere appetibile all’investitore privato di turno un servizio che non genera di per sé ricavi finanziari (perché la buona mobilità genera ricavi diffusi per la collettività e non li concentra su un singolo in un cash flow contabile). Poi, attraverso il biglietto, si paga il viaggio. Insomma quando una bella poltrona si rivela una illusione. Una chiara applicazione del rasoio di Occam: Frustra fit per plura quod fieri potest per pauciora.
Bibliografia:
David M. Young, Chicago Transit: An illustrated history Jose Gomez-Ibanez e John R. Meyer, Going Private: The International Experience with Transport Privatization Andrew Bowman, An illusion of success: The consequences of British rail privatisation