Forte alta pressione su tutta l’Europa centrale e gran parte d’Italia: giornate assolate, assenza di vento. Forti invesioni termiche (quando in pianura c’é la brina e in montagna non c’é neve perché ci sono quasi 10°, proprio come in questi giorni) e quindi nebbie (e non solo al mattino) e ristagno degli inquinanti, che restano bloccati nei bassi strati dell’atmosfera perché non c’é rimescolamento con gli strati d’aria superiori.
Per una tranquilla domenica di novembre, qualche valore in µg/mc dalla rete Arpalombardia (http://ita.arpalombardia.it/ITA/qaria/lista01.asp): Milano-Città Studi 102; Monza 116; Saronno 81; Busto Arsizio, 76; Bergamo-Garibaldi, 75; Brescia-Villaggio Sereno, 90. La media areale per Milano-Como-Sempione-Meratese è stata di 78 µg/mc; Bergamo, 74; Brescia, 71. Valore limite sulle 24h, 50 µg/mc – valore limite annuo, 40 µg/mc.
A parità di condizioni meteorologiche, tanto per fare un raffronto, l’Ile-de-France – la regione parigina – registrava un valore medio di 46 (http://www.airparif.asso.fr/indices/resultats-jour-citeair#hier).
Se il catino padano offre le peggiori condizioni mediamente perché gli strati d’aria si rimescolino (quinta montana di Alpi e Appennino) che lo cinge su tre lati, distanza da grandi bacini d’acqua e relative brezze mitiganti), è l’esistenza di grandi aree urbane e importanti impianti industriali a rendere tutto l’arco padano estremamente vulnerabile all’inquinamento. Eppure non si è fatto nulla per evitare che a questo si aggiungesse un modus-vivendi fondato esclusivamente sull’automobile. Certo Milano ha un’ottima rete di trasporti: ma Milano non termina con il limite amministrativo comunale e si espande nella pianura in una metropoli di 4.434.733 ab. (1/1/2011). Ed è circondata da città come Varese (area urbana di 218.613 ab.), Como (196.015), Lecco (119.983), Pavia (115.345) e metropoli regionali come Bergamo (493.595) e Brescia (683.300). Un plesso urbano di dimensioni sovranazionali di 9.452.944 ab. in cui le poche politiche di contenimento dell’inquinamento riguardano la decisione del comune di Milano come di altri centri minori di bloccare il traffico. Il particolato sottile (PM10) come anche le polveri fini (PM2.5) sono comprovati agenti patogeni: per quanto possano avere anche origine ambientale (disfacimento di terreni aridi e sabbia dal deserto per venti meridionali) in questo caso il principale colpevole è costituito dalle emissioni del traffico viario.
Si potrà arrivare a un quadro migliore, quando si smetterà di guardare alla città di Milano come a una metropoli di 4 milioni di residenti piuttosto che a una città di 1,6 milioni. Così come a Brescia e Bergamo si cominceranno a programmare e finanziare i trasporti su capacità tarate sulla reale dimensione delle aree urbane. Il particolato non sparirà di certo, per farlo bisognerebbe procedere con altro tipo di motori: e siccome questo scenario non è attuabile a breve e l’azione patogena degli inquinanti agisce entro pochi anni di esposizione, con un trasporto pubblico efficiente e competitivo si potrebbero avere medie territoriali giornaliere contenute entro i 50-70 µg/mc (piuttosto che 90-110) e medie domenicali entro i 40-50 µg/mc. Che è proprio quello che accade a Parigi. Va ricordato che, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, una variazione delle medie annuali di 10 µg/mc riduce del 30% il numero di casi di affezioni respiratorie gravi e tumori del polmone (http://www.who.int/mediacentre/factsheets/fs313/en/index.html; http://www.euro.who.int/en/what-we-publish/abstracts/air-quality-guidelines.-global-update-2005.-particulate-matter,-ozone,-nitrogen-dioxide-and-sulfur-dioxide).