È quasi fatta per l’accordo tra Governo e città di Napoli per risolvere l’empasse sul progetto strategico “Napoli Est”. Allo stanziamento delle risorse del Patto per Napoli, 308 milioni, manca solo la firma di Renzi e del sindaco De Magistris: l’incontro risolutivo dovrebbe tenersi ai primi di novembre.
La novità più rilevante, emersa nelle ultime ore, riguarda proprio la zona orientale della città ovvero l’area di riqualificazione di Bagnoli, a cui vengono destinati complessivamente 180 milioni. Di questi, 60 verranno utilizzati per le bonifiche dell’ex polo industriale, dove si respira ancora l’odore degli idrocarburi di cui il suolo è impregnato. Un pezzo importante dell’operazione Napoli Est riguarda il recupero del lungomare, tant’è che 80 milioni verranno destinati al nuovo depuratore e all’Ecodistretto, una sorta di contenitore per startup del settore energetico.
40 milioni serviranno, invece, il cosiddetto “Brt” – bus rapid transit, mannaggia gli l’anglicorum – cioè una busvia (speriamo, ad alto livello di servizio) stavolta a servizio dell’area occidentale della città. Partirà dal capolinea tranviario di San Giovanni a Teduccio, attraverserà l’intera zona orientale, da via Argine arrivando a Volla.
Sempre in tema di trasporti, spuntano significativi investimenti per la metropolitana. Innanzitutto la chiusura dell’anello della linea 1: 42 milioni saranno impiegati per realizzare l’ultima tratta, ovvero quella che collegherà Miano con il Centro Direzionale passando per Secondigliano e per l’aeroporto di Capodichino.
Le risorse del Patto contribuiranno, inoltre, a finanziare l’officina di manutenzione dei treni della linea 1 a Miano, e un’altra uscita a servizio della stazione Materdei. Quanto alla linea 6, l’accordo prevede lo stanziamento di 20 milioni, che serviranno a integrare il quadro economico dei lavori per la tratta Mergellina-Municipio. Resta il problema dell’offerta di servizio della linea 1: proprio per tentare di migliorarla nel Patto vengono messi a disposizione fondi per acquistare altri due treni per il metrò, aggiuntivi ai 10 previsti con la gara già aggiudicata.
In ultimo, due note di servizio, relativamente agli svarioni che si leggono sui giornali in questi giorni.
Nel Patto per Milano firmato lo scorso 13 settembre si racchiudevano opere per 2,5 miliardi: la città metropolitana di Milano ha 3.214.339 ab. e un PIL (2015) di 116.879 M€; la città metropolitana di Napoli 3.118.149 ab. e un PIL (2015) di 60.480 M€.
Dal punto di vista della dimensione demografica (97:100) il Patto per Napoli ha il 13% delle risorse che avrebbe dovuto ricevere applicando lo stesso parametro di Milano (2.425 M€). Dal punto di vista economico (rapporto 51:100) il Patto per Napoli ha il 24% delle risorse che avrebbe dovuto ricevere applicando lo stesso parametro di Milano (1.275 M€). In ogni caso le risorse sono ripartire con parametri differenti tra le due città, e questo è un fatto.
Altra nota, sugli effetti del su citato – diffuso e ormai, possiamo dirlo, pernicioso – anglicorum che stanno rendendo il sonno dei grandi della lingua italiana (da Dante a Manzoni) alquanto irrequieto: un Brt non è un trenino su gomma come hanno scritto tutti i giornali ma un bus ordinario (magari con scocca di questi cosiddetti tram-style, simil-tram ma con 40 milioni si acquisterebbero solo quelli e non resterebbe nulla per fare il rapid transit) che percorre una sede riservata e protetta oppure addirittura segregata, come fosse una ferrovia. Come fosse, però, attenzione alle declinazioni verbali.