Nella seduta del 3 novembre la Conferenza Unificata ha approvato la bozza di decreto proposta dal MIMS con lo schema di riparto delle risorse che il PNRR assegna al Trasporto rapido di massa. Nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sono state individuate risorse per 3,6 miliardi da destinarsi, nell’ambito della misura M2C2 – 4.2, ai sistemi di trasporto rapido di massa. Considerate le tempistiche gravanti sulle opere da finanziare (collaudo delle opere entro il dicembre 2026) il MIMS ha deciso che tali risorse fossero destinate per 1,4 miliardi a interventi già finanziati a legislazione vigente e per 2,2 miliardi a nuovi interventi nel settore.
Per l’individuazione dei nuovi interventi si è deciso di dare priorità a quelli nell’ambito delle istanze presentate dagli Enti Locali alla scadenza del 15 gennaio 2021 ai sensi dell’“Avviso n. 2 per la presentazione di istanze per accesso alle risorse destinate al Trasporto Rapido di Massa ad Impianti Fissi”. L’attività istruttoria sulle istanze pervenute (in tutto 82 interventi) è stata suddivisa in due fasi:
- nella prima fase, sono state valutate le istanze ai fini dell’individuazione degli interventi idonei ad essere inseriti nella Misura M2C2 – 4.2 del PNRR, in relazione agli obiettivi della misura e alle tempistiche previste dal Piano;
- nella seconda fase, sono state valutate ulteriori istanze ai fini dell’ammissibilità a finanziamento sul Fondo Investimenti (disponibilità pari a 749.776.425 euro).
La scelta delle istanze
Tutte le istanze trasmesse ai sensi del citato ‘Avviso 2’ sono state suddivise tra Centro-Nord e Sud. Per entrambi i macro-gruppi sono stati esaminati in primo luogo tutti gli interventi relativi a nuove infrastrutture o estensioni di infrastrutture esistenti in quanto ritenuti più significativi ai fini degli obiettivi della Missione, e tra questi sono stati presi in considerazione quelli che rispettano le tempistiche del Recovery Plan, escludendo alcuni interventi con evidenti criticità (soluzioni non condivisibili, necessità di approfondimenti, …). A seguito di questo screening si è constatato che per il Sud non veniva raggiunta la quota di risorse da attribuire (circa il 50% del totale secondo le disposizioni del programma di investimento); pertanto solo per il Mezzogiorno e le isole sono stati considerati ammissibili a finanziamento anche interventi relativi all’acquisizione di nuovi rotabili e alla valorizzazione e potenziamento delle linee esistenti.
Per il Centro-Nord, invece, poiché il fabbisogno è risultato superiore alle disponibilità assegnate, alcuni interventi sono stati rinviati ad una successiva valutazione da effettuarsi per l’assegnazione delle risorse del Fondo Investimenti.
Il carnet dei progetti
Sono stati individuati 38 progetti per complessivi 4,851 miliardi di cui 3,600 coperti specificatamente dal PNRR.
A livello macro-territoriale al Mezzogiorno e alle isole sono destinati il 47% delle risorse.
Gli interventi riguardano 15 città per un totale (popolazione attesa nell’area urbana al 2025) di 15.462.657 ab.
La ripartizione tecnologica sugli importi è la seguente:
A livello di impianti si parla di 261 km complessivi di sedi a doppio senso. 98,6 km di tram (25,9 km di metrotranvie e 72,7 di tranvie); 94,9 di busvie/BALS (busvie ad alto livello di servizio) con mezzi elettrici; 48,5 km di filovie; 15,4 km di metropolitana (tutti a Catania, ex FCE) e 4,2 km dell’impianto funiviario previsto sul porto di Trieste. La ripartizione tecnologica sullo sviluppo degli impianti è la seguente:
Gli obblighi per l’utilizzo dei fondi
L’utilizzo dei fondi del PNRR prevede una serie di obblighi:
- l’Obbligazione Giuridicamente Vincolante (OGV) relativa alla sottoscrizione del contratto di aggiudicazione lavori entro il 31/12/2023;
- termine dei lavori entro il 31/12/2026: al riguardo si intende certificazione dell’ultimazione dei lavori (e non collaudo);
- rispetto del principio di non arrecare un danno significativo all’ambiente (‘Do no significant harm’ – DNSH) che deve essere inserito nelle gare di appalto e dovrà essere dimostrabile a lavori ultimati.
È fondamentale tenere presente che, in caso di violazione di uno dei punti precedenti, l’eventuale revoca delle risorse riguarda tutta la quota assegnata, anche se una parte delle opere è stata già realizzata.
Nessuna rivoluzione copernicana per le città
Nell’ambito della mobilità sostenibile, il PNRR concentra la grande quantità delle risorse sul comparto ferroviario: se il mezzo ferroviario è fondamentale tanto nella transizione ecologica quanto nel raggiungimento di un equilibrio di maggiore sostenibilità dell’intero comparto dei trasporti è anche vero che il 64% degli spostamenti circadiani si realizzano nelle prime 25 aree urbane del Paese. Ora, complessivamente alle ferrovie sono destinati 37 miliardi (tra stanziamento PNRR e programma complementare): questa cifra stride terribilmente con gli appena 2,2 miliardi di nuove risorse assegnate dal piano alla mobilità urbana e metropolitana.
Purtroppo dall’anno di istituzione del Fondo nazionale per il trasporto rapido di massa (ne parlavamo giusto un anno fa), nessuna annualità ha raggiunto il preventivato obiettivo che prevedeva il riparto di almeno 2,5 miliardi/anno di stanziamenti.
Ma quale sarebbe il fabbisogno economico utile a dotare le principali aree urbane italiane di una rete di trasporto rapido di massa tale da raddoppiare la quota modale nazionale sul TPL (dal 22% circa al 40%)? Ne avevamo parlato proprio nel 2016 e giusto un anno prima dell’istituzione del Fondo nazionale per il TRM: con un investimento di 40 miliardi ripartiti in 5 anni potremmo realmente rivoluzionare la vita nelle nostre città, con un guadagno economico compreso tra 200 e 400 euro per abitante a seconda della tecnologia scelta. Una rivoluzione possibile che non avverrà con il PNRR (è mai possibile che al trasporto rapido di massa sia stato possibile destinare appena l’1% delle risorse dei 221,1 miliardi complessivi tra 191,5 miliardi del Recovery italiano e 30,6 miliardi del Fondo per gli investimenti complementari?) ma che non dobbiamo smettere di perseguire. Ma se anche il Ministro Giovanni, come sembra, è d’accordo con questa visione dovrà trovare ben altre risorse.
Linkopedia
DM607-2019 (dall”Avviso 1′ per le istanze TRM)
Norma tecnica sul ‘Do no significant harm’/DNSH nel Recovery Plan
Il punto sul Fondo nazionale per il TRM dal 2016 al 2020
Ripartiamo dal Trasporto pubblico: il ruolo del TRM nella risoluzione della ‘Questione urbana’ italiana