Martedì 13 novembre l’impianto classe 1901 riapre al pubblico. Si tratta della ferrovia a cremagliera di Granarolo, che da 111 anni collega la zona di Principe con le alture di Granarolo, con un percorso di 1.140 m e un dislivello di 194 m (pendenza media 16%, massima 21%). L’intervento di consolidamento e rinnovamento ha restituito alla città il servizio sull’intera tratta dopo complessi interventi di consolidamento e ristrutturazione che hanno riguardato la parte strutturale della linea, le fermate e l’accessibilità. L’obiettivo è stato di incrementarne la sicurezza e la fruibilità con il consolidamento dei muri di sostegno, la ristrutturazione della sede ferroviaria e della linea aerea e l’abbattimento delle barriere architettoniche.
I lavori finanziati dalla Regione Liguria hanno interessato la parte alta della ferrovia compresa tra via Bari e Granarolo, per 700 metri di percorso. Tra le novità più rilevanti la costruzione di 3 nuove fermate (Salita S. Rocco, via Bianco, Salita Granarolo) e gli interventi per rendere accessibile la cremagliera, fino ad un anno fa impraticabile per le persone diversamente abili. Particolare attenzione è stata riservata alla valorizzazione storica dell’impianto che – nella tratta compresa tra via Bari e Granarolo – è sottoposto a vincolo paesaggistico ambientale. Gli interventi sono stati realizzati rispettando le indicazioni della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Liguria. Da segnalare la realizzazione di un camminamento in mattoni lungo tutto il percorso e la sostituzione di tutta la linea aerea (550 Vcc).
Dei due veicoli storici in servizio prima della ristrutturazione rimane per ora in servizio solo un tram a cremagliera mentre l’altro non è stato ancora rimodernato e riportato sulla linea dall’officina dov’è stato trasportato. Per questo la frequenza del primo periodo di servizio resterà bassa: 20′ tra le le 6:00 e le 9:20 mentre sarà tra i 40 e i 60′ durante il resto della giornata.
Una nota storica: l’impianto fu realizzato a pochi anni dall’inaugurazione delle funicolari del Righi e di S. Anna: probabilmente da qui derivò l’erronea maniera dizione di “Funicolare di Granarolo” per quello che in realtà è un tram a dentiera o cremagliera.
La cremagliera non è altro che una terza rotaia centrale, con profilo dentato, su cui un’apposita ruota dentata fa perno per trascinare il veicolo e aumentarne la capacità rampante rispetto al limite estremo del 7% di pendenza del contatto semplice ruota rotaia. I profili possibili per la rotaia dentata storicamente sono 4: nella foto, da sinistra a destra, Riggenbach, Strub, Abt e Locher.
Granarolo applicava il sistema Riggenbach, il primo progettato e brevettato da Niklaus Riggenbach, è un binario composto da due piastre in acciaio parallele, unite da barre di sezione circolare poste a distanza regolare a formare la dentiera.
In Italia trova invece più applicazione il sistema Strub: a Torino, nella tranvia Sassi-Superga; a Catanzaro nella linea CZ Città-CZ Sala. Il sistema era stato anche adottata per la Trenovia Trieste-Opicina poi sostituito con trazione a funicolare. Progettato da Emil Strub, deriva da una semplificazione del sistema Abt (tre rotaie a denti sfalsati) con un’unica linea di denti in acciaio: è facilmente manutenibile e questo ne ha fatto il sistema più usato per le applicazioni italiane e non solo. Basti pensare alla linea C del metrò di Lione in cui una cremagliera Strub permette ai veicoli della metropolitana di salire per 936 m di percorso verso la collina di Croix-Rousse (78 m di dislivello al 16%).
A seguito dei lavori, a Granarolo la dentiera Riggenbach è stata sostituita da una evoluzione della Strub, ricavata da un profilo laminato invece che da rotaia: si tratta del profilo Von Roll. Nella foto, si vede a sinistra un profilo Riggenbach e, a destra, una Von Roll.
Ulteriori fotografie dell’impianto le potete trovare su scartamentometrico.com: eccellente lavoro documentale di Paolo e Roberto Saccà sull’impianto di Granarolo. Un impianto ettometrico unico al mondo, retaggio di un genio italico delle infrastrutture ormai perduto.